L’adolescenza è cambiamento, crescita, rischio, ricerca, esplorazione.
Gli adulti hanno la responsabilità di stimolare e sostenere queste funzioni, con uno stile promotivo e autorevole al tempo stesso.
Si tratta di una fase di cambiamento importante, che investe i ragazzi ma anche i genitori!
COSA SUCCEDE ALLA MENTE DI UN ADOLESCENTE?
COSA SUCCEDE NELLA MENTE DI UN - DOLESCENTE?
COME QUESTI PROCESSI «MENTALI» CONDIZIONANO LA RELAZIONE EDUCATIVA?
Le neuroscienze hanno fatto luce sui cambiamenti che avvengono nel CERVELLO quando si diventa preadolescenti e di come queste trasformazioni condizionano profondamente il comportamento. Immaginate che il cervello sia come una casa a tre piani.
Al PIANO TERRA si trovano tutte le funzioni associate alla sopravvivenza: una specie di centralina di comando che si attiva ogni volta che è a rischio la sopravvivenza.
Al PRIMO PIANO c’è il cervello emotivo, dove passano tutte le informazioni collegate a ciò che “sentiamo”: il dolore e il piacere, la gioia e la tristezza, la rabbia e la paura sono tutte regolate in questa zona.
Al SECONDO PIANO ci sono invece le funzioni cognitive, ovvero la capacità di produrre pensiero, di riflettere sulle azioni, di prevedere le conseguenze di ciò che facciamo o potremmo fare.
Quando si entra in preadolescenza, le funzioni di autoregolazione emotiva, coordinazione motoria, capacità di resistere alle frustrazioni sono ancora molto immature. Quando i nostri nonni, parlando della preadolescenza, la definivano “l’età della stupidera” affermavano in modo molto grossolano un principio che le neuroscienze hanno dimostrato in modo inequivocabile. In prima adolescenza, il CERVELLO CHE PENSA (cognitivo) è molto più immaturo del CERVELLO CHE SENTE (emotivo).
Per questo le azioni dei giovani adolescenti sono fortemente orientate alla ricerca di emozioni forti ed intense. Il cervello emotivo usa infatti il suo “potere” nel funzionamento intrapsichico del giovanissimo per dirigerlo verso i propri obiettivi. Lo strapotere del cervello emotivo in questa fase della vita è così intensa che spesso lo stesso ragazzo ne rimane colpito e….. sconvolto.
Quando un adolescente si arrabbia, il suo cervello emotivo viene invaso da questa emozione tanto da rimanerne in balia in modo molto intenso. Ciò che un adolescente ci dice durante le crisi di rabbia (sei il peggior genitore/educatore del mondo, ti odio, non vorrei mai essere nato in questa famiglia/venuto in questa scuola) viene detto dal suo cervello che sente, non dal suo cervello che pensa. E’ probabile che un’ora dopo il ragazzo che vi odiava, sia già di umore completamente diverso.
Un adolescente in preda alla rabbia non sta ragionando, e ha bisogno di un adulto autorevole di fronte a lui che gli dimostra cosa vuol dire “rimanere connessi e consapevoli” nel qui ed ora anche se si è in preda ad un’emozione molto forte. Se si fronte ad un ragazzo arrabbiato, voi vi “sregolate” più di lui, urlando, aggredendolo, buttando per terra il suo cellulare, minacciandolo, dicendogli parole che non avreste mai voluto dire, sregolerete ulteriormente il suo stato di attivazione emotiva. L’obiettivo dell’intervento educativo è l’esatto contrario: rimettere in contatto il cervello che sente con il cervello che pensa ed elaborare una strategia “consapevole” per superare quel momento di difficoltà.
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