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Gambe spaiate: imparare l'unicità

Immagine del redattore: arianna guarnieriarianna guarnieri

Non mi servono i calzini spaiati.

Di spaiate ho già le gambe. Un piede, il destro, più corto. Una caviglia, la destra, che non ha la stessa mobilità. Un polpaccio, il destro, più piccolo.

La diversità: che non è meno, non è più, è semplicemente unicità. È semplicemente, grandemente, ciò che sei. Ho imparato dai miei genitori a non fare caso alle mie gambe spaiate: non le vedevo nemmeno. Vedevo le odiate scarpe ortopediche, quelle si.

E che lotte: quanto mi sono opposta con lacrime, rabbia, musi lunghi. Le ho indossate nonostante i miei pianti.

  • Hanno saputo, i miei genitori, contenermi. Scegliere ciò che era giusto per me, mettere i limiti nonostante la mia frustrazione. Tollerare che fossi arrabbiata con loro. Gestire il loro senso di colpa consapevoli del perché dovessero "tenere duro".

Mi hanno capita nelle "occasioni speciali" tipiche di una quatrenne e allora potevo mettere i sandaletti come gli altri.

  • Hanno saputo ascoltarmi, dare importanza a quelli che a 4 anni erano per me momenti speciali, senza sminuirli. Mi hanno fatto capire che i limiti, le regole hanno un senso e non sono solo una imposizione.

Ho imparato dai miei genitori che le mie gambe spaiate mi permettevano di fare tutto, che non erano un difetto per forza, che la perfezione non esiste. L'ho imparato nonostante la rabbia buttata addosso a loro della preadolescenza quando qualcuno, non un ragazzino ma un adulto, me lo ha fatto notare che avevo le gambe spaiate.

  • Hanno saputo lasciarmi esprimere la rabbia, la paura. Hanno saputo capire che non era davvero verso di loro: ma che era compito loro accogliere quel fiume di emozioni, contenerlo. Permettermi di sentire che tutte quelle emozioni non mi avrebbero sopraffatta, che non erano più grandi di me. Ma per sentirlo dovevano prima mostrarmi che loro per primi erano solidi.


Ho imparato dai miei genitori cosa vuol dire ascoltare e mettersi nei panni di. L'ho imparato quando nonostante per loro fossi bella con le mie gambe spaiate hanno saputo dare importanza e spazio alla mia rabbia, alla mia paura della diversità, la mia vergona, mi hanno permesso concretamente di fronte alla possibilità di correggere il "difetto". Mi hanno accolta, contenuta. Senza prediche che non avrei ascoltato. Le gambe spaiate le ho io mica voi.


  • Hanno saputo fare spazio per ascoltare davvero: ascoltare il mio punto di vista, accogliere la confusione. Mettersi di lato per sorreggermi, lasciarmi il tempo per sbollire, accettare, metabolizzare. Senza fretta.

Ho imparato da loro ad accettarmi, ad amare le mie gambe spaiate che spaiate sono ancora. Perchè quell'intervento non l'ho mai fatto. Non mi sarei riconosciuta più. Non era più così importante. Ho imparato da loro a guardare l'intero, l'unicità. Ho imparato ad avere fiducia in me: a sentire che il mio valore non dipende della sguardo altrui.


  • Hanno nutrito la mia autostima sempre, sin dalla primissima infanzia, in modo tale che arrivata all’adolescenza avessi basi solide, che mi permettessero di costruire la mia identità e di sviluppare un senso di fiducia verso il mondo esterno e verso le mie capacità.

Attenzione, questo non è un post di critica nei confronti di chi sceglie di correggere un difetto.

Scegliere di tenere le gambe spaiate non fa di me una persona migliore: ho semplicemente fatto la MIA scelta. Perché mi hanno insegnato, con l'esempio, a farlo. Scegliere ascoltando me, i miei bisogni, i miei valori, la mia direzione senza subire lo sguardo altrui. È un post personale: il mio grande desiderio di sostenere i genitori nel loro ruolo nasce anche dalla mia storia, dalla mia esperienza.

Accompagnare i genitori nel loro difficile mestiere, offrire strumenti concreti perchè possano sentirsi sicuri, forti, solidi per crescere figli felici è la mia valore professionale.




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