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Immagine del redattorearianna guarnieri

Aiutare i bambini nell'elaborazione del lutto: non mentire, ma racconta storie!

Parlare della morte e del lutto è spesso considerato difficile, qualcosa di molto lontano dai bambini, qualcosa di oscuro dai quali tenerli lontani.

Di fronte alla morte proviamo, inevitabilmente, un senso di impotenza e sentimenti complessi, difficili da tradurre in parole. Arriva però il momento in cui i bambini porranno domande sulla morte o la incontreranno: l'animale di casa, un vicino, un nonno, un parente... ma per i bambini anche la perdita del peluches preferito è un lutto!


Per parlare di morte con i bambini, accompagnarli nell'elaborazione del lutto è fondamentale non mentire su cosa è successo, ma è importantissimo raccontare storie, cioè narrare fiabe.

Le storie possono essere un valido aiuto soprattutto quando anche a noi adulti mancano le parole.

Se ci pensiamo le fiabe classiche (Cenerentola, Biancaneve, Il gatto con gli stivali....) cominciano sempre con una morte.

Un suggerimento: raccontate storie di vostro gusto!

Di seguito vi segnalo alcuni albi illustrati.. sono alcuni dei miei preferiti!


Bertolt, di Jacques Goldstyn: Non è semplicemente un libro: ci spettina i pensieri e le emozioni.

Ci racconta di Bertolt l'imponente quercia di cinquecento anni che un bambino frequenta da quando è piccolo e considera sua amica.

Per il ragazzino solitario, che è la voce narrante di questa storia, questa strana amicizia è un fatto molto semplice e naturale: significa arrampicarsi sui suoi rami senza paura, conoscerne ogni anfratto e centimetro di superficie, godersi la vista che sa regalare dalla sua poderosa altezza.

Quando giunge la Primavera, il bambino si accorge però che il risveglio della Natura, così evidente e prorompente intorno a lui, non sfiora nemmeno il suo amico Bertolt. La quercia è completamente spoglia, scheletrita: è morta


Il piccolo non sa proprio come comportarsi, perché non puoi certo organizzare un funerale per un albero o depositare delicatamente il suo corpicino sottoterra.

Come ricordarlo? Come evitare che diventi legna da ardere o uno stuzzicadenti? Come dirgli grazie per tutto quello che ha significato?

Il finale è splendido, colorato e commovente. A misura di bambini, perché in piena sintonia con il loro modo di sentire e di agire. E con la loro intelligenza.


NB: non è un libro triste! Anzi! Si respira molta leggerezza fra le sue pagine chiare e luminose.



I

In cielo, ma dove?

Un altro dei miei preferiti, pubblicato da Uovonero, di Antonella Ossorio (illustrazioni di Antonio Ferrara).

In questo caso al centro della narrazione ci sono due fratelli, Andrea, il maggiore di 12 anni, impegnato a giocare col pallone e a stabilire un record personale di palleggi, e Luca, di quattro anni.

Sdraiato a terra accanto a loro spicca il corpo immobile e rigido di un passero: «Andreaaaaa! Andreaaaaa! Perché non si muove?» chiede Luca con insistenza e con l’innocenza propria della sua età.

Ma il giovane non ha la pazienza e la voglia di mettersi a spiegare: «Stupido, non vedi che è morto stecchito? […] Quanto sei scemo!»

Tra fratelli può andare così. Si può essere brutali e diretti.

Il grande non sopporta le domande e l’ingenuità del piccolo, mentre il piccolo continua a chiedere, incalzando:

Perché è morto stecchito? Fino a quando è morto? Chi l’ha detto che è fino a sempre?

Una secchiata di domande e curiosità. A quattro anni si ha bisogno di capire, si vogliono risposte in grado di schiarire dubbi: tutto deve essere al suo posto.

Le illustrazioni di Ferrara sono "appuntite" come le frasi pronunciate dal maggiore.

Le parole e i gesti di Andrea sono duri, ma scopriremo che ne diversi motivi.

Si scoprono emozioni nella lettura e man mano tra i fratelli la rabbia sbollisce. Viene addirittura voglia di fare un gioco e provare a immaginare cosa possa succedere quando “si va in cielo”.


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