Ma che fatica imparare...
Simona è conten

tissima per questa giornata un po’ più libera dai mille impegni. Può finalmente prendersi un momento tranquillo da vivere con sua figlia Anna. Ha deciso: complice la bella giornata, la porterà al parco dove potrà giocare con altri bambini della sua età! Nel suo progetto c’è solo serenità.
In pratica, però, la realtà ci sorprende sempre. Si siede su una panchina del giardino pubblico, sua figlioa inizia a giocare a palla prigioniera con altri amichetti e… ecco arrivare, dopo pochi minuti, i pianti e le proteste: moccio al naso, braccia incrociate e piedi che pestano a terra!
Cosa è successo? E' stata "catturata" e non l'ha presa bene, ha continuato a correre. Gli amichetti le hanno detto che non si gioca così, lei non ha voluto sentire ragioni e hanno cominciato a litigare. Alla mamma non fa altro che dire: non è giusto! Non è giusto! non voglio perdere!
Ti è capitato di vivere una scena simile?
Cosa hai provato?
Cosa hai pensato?
Ogni fallimento determina nell’animo umano emozioni che si avvinano alla tristezza e alla frustrazione. A nessuno fa piacere perdere o rinunciare ad una bella vittoria con tanto di lodi e premi, tantomeno ai bambini!
Tuttavia, di fronte ad una sconfitta ci sono differenti modi di reagire e pensare.
Nello specifico, quando un bambino perde una partita ad un gioco, o fallisce in un compito scolastico, il genitore si può comportare in modo da amplificare la frustrazione legata all’evento o può provare a ridurla.
I figli imparano anche attraverso l’osservazione dei comportamenti degli adulti-punti di riferimento.
LA PRIMA DOMANDA A CUI DEVI RISPONDERE PER CAPIRE COME AGIRE E':
io come reagisco quando perdo o sbaglio qualcosa?
Che comportamenti metto in atto?
Cosa mi dico o affermo, magari ad alta voce?
GENITORI COME MODELLI POSITIVI DI VITA
È fondamentale trasmettere ai bambini, fin dai primi anni di vita, una prospettiva positiva attraverso la quale vivere e pensare. Infatti, di fronte ad una sconfitta è naturale che vi sia l’attivazione di emozioni spiacevoli, ma le domande che ti devi fare, e che devi insegnare a tu*figli*, sono:
“Come posso gestire questa emozione?”
“Che valore do a questo evento?”
“Quali strategie posso utilizzare per non farmi abbattere totalmente?”
Il percorso verso la definizione della prospettiva positiva deve avviarsi prima di tutto in te e poi potrai trasmetterla agli altri diventando un modello positivo!
Ricordati che l’obiettivo non è bloccare la nascita della tristezza o della rabbia dopo una sconfitta, ma mettere a punto delle strategie per riuscire a gestire queste emozioni spiacevoli.
Ti avverto, insegnare ai bambini a gestire la tristezza e la frustrazione in seguito ad una sconfitta non è una sfida così semplice. A volte, può capitare che sia proprio tu a cadere nell’angoscia e nell’ ansia. L’obiettivo potrebbe essere quello di incoraggiare tu*figli*, ma il rischio è quello di sottolineare eccessivamente i suoi errori andando ad amplificare l’emozione negativa.
Quanto fa bene questo feedback ?
Implementare la frustrazione non è mai una strategia costruttiva.
Questo non significa mentire o fargli i complimenti anche se ha commesso degli errori.
Cosa fare?
TRASFORMATI IN UN “OCCHIO ESTERNO” per aiutare tu* figli* ad elaborare l’evento che ha portato al fallimento. L’analisi dovrebbe essere condotta in un clima sereno e tranquillo con lo scopo di sostenerlo. Essenziale, dunque, è parlare insieme dell’accaduto per comprendere cosa è andato storto, cosa si poteva evitare e cosa, invece, è stato portato avanti in modo esemplare.
NON IGNORARE LE EMOZIONI NEGATIVE. Sarebbe importante utilizzare l’ascolto attivo, ovvero un ascolto teso alla comprensione profonda delle emozioni di tu*figli*, in modo da non ridicolizzarle o banalizzarle. Le sue emozioni hanno importanza ed esistono, quindi dovremmo prenderle sul serio
AGISCI IN DIREZIONE DI RIDUZIONE DELLE EMOZIONI NEGATIVE
È importante alimentare la speranza per il futuro spiegando che le sconfitte sono naturali, che una volta si perde e una si vince e questo non va a cambiare il valore della persona. In questo modo si ridimensiona l’emozione negativa e la sensazione catastrofica che può dare un fallimento.
NON CADERE NELLA “SOLUZIONE TRAPPOLA”
La soluzione più efficace potrebbe sembrarti quella di iperproteggere tu* figli* prevenendo eventi spiacevoli come i fallimenti. Questa potrebbe essere la soluzione più semplice, ma sicuramente non quella più efficace e, a lungo termine, anche rischiosa.
Perché? Per crescere forti, sicuri e felici è necessario apprendere ad affrontare i problemi e le sfide.
Se i genitori intervieni per evitare le situazioni critiche tu* figli* non potrà allenarsi a contare sulle proprie risorse per affrontare un disagio.
Questo vale ad ogni età, con le dovute differenze e situazioni!
Il rischio è quello di diventare un adulto insicuro. Quando il bambino cade, e con le sue forze si rialza, sperimenta un senso di autoefficacia che lo porta a pensare: “Ce l’ho fatta! Da solo ho risolto questo problema! Ho perso, ma la prossima volta potrà andare meglio!”. In questo modo, un fallimento si trasforma in un punto di ripartenza e il bagaglio delle esperienze diventa sempre più ricco! Per fare questo però a te spetta un compito difficile: riuscire a restare un passo indietro. Presente, ma un passo indietro.
Insegna, con il tuo esempio, che nella vita si può cadere, ma l’importante è trovare un modo per rialzarsi e per imparare da queste cadute. Fai un respiro profondo e continua quello che stavi facendo!
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